Immediata la risposta israeliana: la Forza di Difesa dello Stato ebraico (IDF) ha confermato di aver attaccato le batterie missilistiche responsabili del lancio, così come altri obiettivi militari siriani. Confermando la notizia, l'agenzia di stampa SANA ha riferito che quattro soldati sono rimasti feriti vicino a Damasco e che la Difesa Aerea siriana ha intercettato "la maggior parte dei missili nemici" lanciati dalle alture del Golan. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani con sede a Londra, nell’attacco ad una base aerea non distante dalla capitale sarebbe anche rimasto ucciso un ufficiale dell’esercito governativo. Fonti anonime avrebbero, infine, parlato di obiettivi colpiti nei pressi di Dumair, a circa 40 km (25 miglia) a nord-est di Damasco, in un’area già attaccata in passato perchè sede delle milizie sciite sostenute da Teheran.
Sentito dall’agenzia di stampa Reuter, l'ingegnere israeliano Uzi Rubin, considerato uno dei massimi esperti di sistemi missilistici in Medio Oriente, ritiene che le probabilità che un missile antiaereo siriano superi il suo obiettivo e voli per oltre 200 chilometri è "coerente con le caratteristiche" di un SA-5. Rubin afferma che "la traiettoria di un missile antiaereo vagante lungo una discesa involontaria è molto difficile da tracciare", ma "se adeguatamente configurati, i sistemi di difesa aerea israeliani sono in teoria in grado di effettuare una tale intercettazione, anche se al limite delle loro capacità". Se i siriani avessero voluto attaccare Dimona, avrebbero, comunque, potuto farlo con armi più potenti, come i missili Scud presenti nel loro arsenale.
Nelle scorse settimane, i media israeliani avevano divulgato la notizia di un possibili attacco missilistico, o con l'uso di droni a lungo raggio, sferrati dai ribelli yemeniti appoggiati dall'Iran. Per contrastare la minaccia, IDF aveva rafforzato i sistemi di difesa aerea posizionati nell'area di Dimona e nel porto di Eilat, sul Mar Rosso. In relazione al missile caduto la scorsa notte nel Negev occidentale, il quotidiano ultra conservatore iraniano Kayhan ha pubblicato un articolo a firma dell'analista Sadollah Zarei, uomo vicino ai Pasdaran, dove si suggerisce un attacco all'impianto israeliano di Dimona come ritorsione a quanto accaduto a Natanz.
In Israele, il presidente di Yisrael Beiteinu, ex Ministro della Difesa, Avigdor Lieberman, ha invitato la Commissione per gli affari esteri e la difesa della Knesset a rivedere la disponibilità dei servizi di sicurezza per una possibile escalation con la Siria o l'Iran. In relazione alla situazione interna, su Twitter ha affermato che "stiamo assistendo alla paralisi del governo e all'erosione della forza deterrente israeliana", un colpo al premier Netanyahu che parte dell’opinione pubblica ritiene troppo impegnato a risolvere i suoi problemi personali.
Nella notte tra il 7 e l'8 aprile aprile scorsi, Israele aveva effettuato un attacco missilistico contro installazioni Hezbollah site nei pressi di Damasco e nei sobborghi a sud della capitale, uccidendo almeno tre combattenti filo-iraniani. Pubblicata dal quotidiano The Times of Israel, la notizia precisa che l'operazione aveva preso di mira un deposito di armi presidiato dal movimento sciita libanese, distruggendo totalmente la struttura. (IT Log Defence)
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