Gli UAV hanno svolto un ruolo chiave nel recente conflitto tra Israele e gruppi terroristici palestinesi nella Striscia di Gaza, accumulando durante gli 11 giorni di combattimenti oltre seimila ore di volo. La Forza Aerea Israeliana ha utilizzato velivoli senza pilota a comando remoto di tutti i tipi, dai modelli più grandi, come l'Hermes-450 e l'Hermes-900, impiegati sia per missioni di ricognizione che di attacco, a droni più piccoli, quadricotteri ed elicottero multi-rotore che, in alcune occasioni, hanno volato nella cosiddetta formazione a sciame di droni. Secondo i dati dell'IDF, durante l'Operazione Guardian of the Walls, i droni israeliani hanno condotto 643 sortite, accumulando collettivamente 6.231 ore di volo, con un media di almeno 24 UAV presenti simultaneamente H24 sui cieli di Gaza. Mantenere la continuità operativa con molti velivoli ha permesso alla Forza Aerea di operare in un campo di battaglia estremamente complicato, urbano e densamente popolato, un'area in cui era difficile scovare il nemico riducendo comunque al minimo i danni collaterali.
Il ministero della Difesa italiano ha mantenuto il più stretto riserbo sulla missione addestrativa in Israele, ma è probabile che a Palmachim siano stati schierati i piloti e i tecnici UAV del 32° Stormo dell’Aeronautica Militare di stanza nella base di Amendola (Foggia), unità che schiera l'MQ-1C Predator A+ e l'MQ-9A "Predator B" e che aspira a diventare in uno dei principali centri di formazione per piloti di droni in ambito NATO ed extra-NATO. Come detto, alla RPA Blue Guardia hanno partecipato anche gli specialisti della Luftwaffe, personale che in Israele viene regolarmente addestrato sullo Shoval (Heron 1) e sull'Eitan (Heron TP), droni utilizzati dalla Germania nelle missioni in Afghanistan, con 4.100 ore di volo operativo, e in Mali, con 1.200 sortite per un totale di oltre 11.500 ore di volo. (IT Log Defence)
Foto Israel Air Force