Il tribunale militare yemenita di Marib ha tenuto in sessione pubblica la prima udienza del processo intentato contro un ufficiale della Guardia rivoluzionaria iraniana accusato di spionaggio e crimini di guerra. La notizia, diramata dal quotidiano panarabo Asharq Al-Awsat, precisa che l'imputato è stato formalmente accusato per aver collaborato con la milizia Houthi nella realizzazione dei reati. Con un comunicato stampa, la Yemeni News Agency (SABA) ha reso noto che, per la formalizzazione delle accuse e per la lettura delle prove, il tribunale ha ordinato all'accusato di avvalersi dell'assistenza di un avvocato difensore. La corte ha anche deciso di iscrivere l'ufficiale iraniano nella causa n. 4 del 2020, procedimento penale relativo al processo contro Abdul-Malik Al-Houthi e contro altri 174 miliziani accusati di colpo di stato militare, di condivisione di informazioni riservate con l'intelligence iraniano e di aver commesso crimini militari e di guerra.
Secondo quanto diramato dall'agenzia di stampa yemenita, il giudice della causa n. 4 del 2020 ha già ascoltato la testimonianza del rappresentante delle organizzazioni per i diritti umani con sede a Marib che ha parlato di orribili violazioni commesse dalla milizia Houthi. Inoltre, l'accusa avrebbe fornito le prove di crimini contro la popolazione civile commessi da uomini appartenenti al gruppo armato sciita-zaydita, omicidi e ferimenti causati dall’uso indiscriminato di ordigni esplosivi improvvisati, mine terrestri, granate, razzi e missili balistici. Recentemente la città yemenita di Marib è stata spesso colpita da attacchi che hanno causato decine di vittime, per lo più donne e bambini; presi di mira anche il distretto di Hays e i governatorati di Hodeydah e Taiz.
Il governo yemenita sostenuto da Riyadh ha invitato la comunità internazionale e l'inviato speciale delle Nazioni Unite a condannare questi crimini, una violenza quotidiana ed incessante che ha come obiettivo principale la sola popolazione civile. Denunciata anche la responsabilità Houthi nel recente incendio appiccato ad un centro di detenzione di Sana’a che ospita migranti africani, nel quale sono morti decine di immigrati per lo più etiopi, e contro un mercato rionale frequentato principalmente da donne e bambini.
Marib è l'ultima città nello Yemen settentrionale controllata dai soldati fedeli al Governo del nord e la sua caduta metterebbe in luce il fallimento di Riyadh nello sconfiggere un gruppo che, all'inizio della guerra, era visto semplicemente come una milizia filo-iraniana. Malgrado l’intervento saudita, i ribelli Houthi hanno ormai scatenato l'offensiva e la situazione ad ovest della città, considerata ultimo baluardo delle forze lealiste, è in continua evoluzione. I rinforzi, giunti a sostegno dell’assedio lo scorso febbraio, non riescono però ad imprimere la spinta necessaria ad aprire un varco e, nonostante i primi successi, fino ad ora la liena del fronte è avanzata meno di 30 km (19 miglia).
Non ci sono dati certi riguardo al prezzo pagato in termini di vite umane dalla provincia di Marib, in ottica generale l’ONU stima però che la guerra civile yemenita abbia fino ad ora causato 233 mila morti, 131 mila dei quali vittime di cause indirette “come mancanza di cibo, servizi sanitari e infrastrutture”. La guerra ha anche costretto 4,3 milioni di persone a lasciare la propria casa e ha devastato l'economia interna facendo aumentare i prezzi dei prodotti alimentari fino a trascinare il paese al secondo posto come livello di disuguaglianza di reddito più alto al mondo. (IT Log Defence )
Foto Arab News