La scorsa settimana, nella Striscia di Gaza si è continuato a combattere su due fronti: a nord il focus degli scontri ha riguardato la città di Gaza, nei quartiere di Zeitoun, Shejaiya e Sheikh Radwan, e le vicine città di Beit Hanoun e Jabalia, dove le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno considerevolmente degradato il livello di operatività delle brigate combattenti di Hamas; a sud le milizie hanno cercato di rallentare l’avanzata israeliana con diversi attacchi, contro la prima linea dello Tzahal e contro le unità più arretrate impegnate nell’opera di bonifica e sgombero di Khan Younis. Su X (Twitter), il portavoce delle IDF in lingua araba ha continuato a pubblicare ordini specifici di evacuazione dalle aree di combattimento, in particolare modo da al Katiba, al Mahatta e dal centro della città di Khan Younis. Più di quaranta gli attacchi provenienti dal Libano e quasi cento gli scontri avvenuti in Cisgiordania, con un’escalation di violenza che sembra destinata a crescere e che potrebbe presto dar luogo alla nascita di un in un nuovo fronte di guerra urbana. Anche se meno intenso, è continuato il fuoco indiretto dei razzi da 114mm e 122mm verso il sud e il centro di Israele. L’8 dicembre, le Brigate Al-Qassam, ala militante di Hamas, hanno annunciato che nelle ultime 72 ore i miliziani avevano distrutto o parzialmente danneggiato 79 mezzi corazzati israeliani. La stampa internazionale ha rimbalzato informazioni rilasciate da una fonte militare di alto livello che alla radio dell’esercito israeliano avrebbe parlato di centinaia di razzi a medio e lungo raggio rimasti ancora in mano ad Hamas e ha osservato che il 2024 sarà un anno di continui combattimenti.
IT log defence
Diffusione online di informazioni e notizie open source relative al settore Difesa (оборонный газета - Defense Magazine - מגזין ההגנה)
lunedì, dicembre 18, 2023
sabato, dicembre 09, 2023
Guerra Hamas-Israele: aggiornamento 8 dicembre 2023
È dal termine della tregua e dalla conseguente ripresa del conflitto che le Forze di Difesa Israeliane (IDF) stanno aumentando la pressione militare nel sud della Striscia di Gaza. L’obiettivo è colpire i “centri di gravità” di Hamas, prendere il controllo totale di Khan Younis, seconda città dell’enclave, e catturare i leader e gli alti dirigenti del Movimento di Liberazione e della Jihad Islamica Palestinese (PIJ) , ricercati del calibro di Mohammed Deif e Yahya Sinwar, rispettivamente capo militare e leader politico di Hamas nella Striscia di Gaza. A guidare l’attacco su Khan Younis è la 98a Divisione Paracadutisti “Ha-Esh” che in meno di una settimana ha assediato la città, sgominato la resistenza delle milizie palestinesi e iniziato una serie di raid che hanno portato a circondare la casa dello stesso Sinwar, sfuggito per ora alla cattura perché probabilmente tornato a nascondersi all’interno della vasta rete di tunnel sotterranei costruiti da Hamas.
domenica, dicembre 03, 2023
Guerra Hamas-Israele: aggiornamento 2 dicembre
Terminata la tregua, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) e le milizie palestinesi hanno ripreso i combattimenti in tutta la Striscia di Gaza. Israele ha dichiarato di aver ripreso le operazioni in seguito alle violazioni di Hamas al temporaneo cessate il fuoco stabilito grazie alla mediazione del Qatar; al contrario, il Movimento di liberazione palestinese ha accusato lo Stato ebraico di aver ripreso per primo le ostilità e di aver rifiutato le molteplici offerte di scambio di ostaggi con i prigionieri detenuti nelle carceri israeliane. Ventiquattro ore prima, Khalil al Hayya, membro dell'Ufficio Politico di Hamas e rappresentante della città di Gaza, aveva anticipato, però , che la resistenza palestinese avrebbe comunque ripreso i combattimenti il 1° dicembre. Venerdì, allo scadere della tregua, i miliziani palestinesi hanno iniziato prendendo di mira le posizioni avanzate dell’esercito israeliano, sia a nord che a sud della città di Gaza. Diversi combattenti hanno affermato di essersi scontrati con le forze israeliane nel nord della Striscia, area già dichiarata dalle IDF “zona di guerra”. Ripreso anche il fuoco indiretto contro Israele, con le Brigate al Qassem, ala militare di Hamas, e le Brigate al Quds, ala militare della Jihad islamica palestinese (PIJ), che in meno di 48 ore hanno lanciato più di 35 salve di razzi contro obiettivi nel centro e nel sud di Israele, da Gerusalemme a Tel Aviv, da Eliav, nella regione di Lachish, e Tekoa, in Cisgiordania, e Nir Am, kibbutz a pochi chilometri dalla Striscia, dove sono stati registrati cinque feriti.
mercoledì, novembre 29, 2023
Israele fornisce sistemi di difesa aerea alla Slovacchia
Israel Aerospace Industries (IAI) fornirà tre sistemi mobili di difesa aerea a medio raggio (MRSAM-M) Barak MX alla Slovacchia; l'operazione ha un valore di oltre 128 milioni di euro. Il principale contendente nella gara indetta dal Ministero della Difesa slovacco è stata un'altra azienda israeliana, la Rafael Advanced Defense Systems, che per soddisfare le esigenze di modernizzazione delle Forze armate slovacche aveva proposto un sistema a medio raggio per minacce ad ampio spettro, lo Spyder-MR, 150 milioni di euro per tre lanciatori dotati di 8 missili ciascuno, con capacità di ingaggio a 360 gradi e neutralizzazione del bersaglio in meno di cinque secondi dalla conferma dell’ingaggio. Oltre a IAI e Rafael, si erano presentate alla gara Diehl Defense (Germania), che aveva offerto il sistema Iris-T SLM, quattro lanciatori da otto missili ciascuno per un costo totale di 200,3 milioni di euro, e MBDA (Francia), che aveva messo sul tavolo il sistema VL MICA, tre lanciatori per quattro missili ciascuno e un valore totale di 169,2 milioni di euro.
venerdì, novembre 24, 2023
Guerra Hamas-Israele: il conflitto ombra degli hackers si gioca nel cyberspazio
Stati Uniti, Francia, Italia, Germania ed altri paesi pro-Israele hanno registrato un forte aumento degli attacchi distribuiti di negazione del servizio, in inglese Distributed Denial of Service (DDoS). Sebbene siano attacchi generalmente contenuti, sono stati registrati in tutti i settori e rappresentano, senza dubbio, l’effetto in chiaro della geo-connettività del conflitto Hamas-Israele. A confermare la minaccia è intervenuto il report di Checkpoint, azienda leader nel settore della cybersecurity e fornitore di soluzioni di sicurezza informatica per governi ed imprese a livello mondiale, che negli ultimi 48 giorni ha rilevato un picco, senza precedenti, di attacchi informatici contro gli alleati globali di Israele. Secondo una nuova ricerca, le operazioni informatiche processate sono principalmente di tipo “tattico informativo” e di ritorsione, con danni, comunque, limitati. La selezione degli obiettivi è di solito influenzata dall’evoluzione degli eventi geopolitici e dalle aree di interesse precedentemente stabilite dagli attivisti filo-palestinesi, gruppi cioè che hanno ampliato il loro raggio d’azione oltre Israele e che stanno prendendo di mira i soggetti istituzionali e privati dei paesi che loro stessi percepiscono come alleati dello Stato ebraico.
Durante questi primi 48 giorni di guerra tra Hamas e Israele, la portata degli attacchi informatici si è ampliata in maniera esponenziale, passando da una iniziale attenzione espressa dagli "hacktivisti" per le infrastrutture israeliane ad un più ampio interesse che ha visto coinvolte le nazioni che si sono espresse a favore di Israele. Ciò rappresenta una deviazione da quanto accaduto nella guerra tra Russia ed Ucraina, dove lo spostamento dell'impegno all'azione verso nazioni terze ha richiesto mesi. Nella sua analisi, Checkpoint evidenzia, infatti, che in relazione al conflitto Hamas-Israele i gruppi informatici hanno iniziato a prendere di mira i paesi terzi già a partire dall'8 ottobre, qualche ora dopo l'inizio della guerra. Così, nell'arco di pochi giorni, Stati Uniti, Francia, India e Italia hanno assistito ad un notevole aumento delle attività degli hackers: a partire dal 9 ottobre sono iniziale ad emergere numerose denunce di attacchi informatici contro enti statunitensi, correlate principalmente al sostegno di Washington per Israele, e il 10 ottobre, la sospensione degli aiuti finanziari ai palestinesi da parte dell'Unione Europea (UE) ha portato a una raffica di operazioni informatiche contro le organizzazioni e i soggetti istituzionali europei, come il Parlamento o il sito web del General Data Protection Regulation (GDPR) della UE.
Durante questi primi 48 giorni di guerra tra Hamas e Israele, la portata degli attacchi informatici si è ampliata in maniera esponenziale, passando da una iniziale attenzione espressa dagli "hacktivisti" per le infrastrutture israeliane ad un più ampio interesse che ha visto coinvolte le nazioni che si sono espresse a favore di Israele. Ciò rappresenta una deviazione da quanto accaduto nella guerra tra Russia ed Ucraina, dove lo spostamento dell'impegno all'azione verso nazioni terze ha richiesto mesi. Nella sua analisi, Checkpoint evidenzia, infatti, che in relazione al conflitto Hamas-Israele i gruppi informatici hanno iniziato a prendere di mira i paesi terzi già a partire dall'8 ottobre, qualche ora dopo l'inizio della guerra. Così, nell'arco di pochi giorni, Stati Uniti, Francia, India e Italia hanno assistito ad un notevole aumento delle attività degli hackers: a partire dal 9 ottobre sono iniziale ad emergere numerose denunce di attacchi informatici contro enti statunitensi, correlate principalmente al sostegno di Washington per Israele, e il 10 ottobre, la sospensione degli aiuti finanziari ai palestinesi da parte dell'Unione Europea (UE) ha portato a una raffica di operazioni informatiche contro le organizzazioni e i soggetti istituzionali europei, come il Parlamento o il sito web del General Data Protection Regulation (GDPR) della UE.
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