domenica, agosto 08, 2021

Coyote Block 3 anti sciame UAV

The U.S. Army announced a major milestone in its anti-drone efforts, claiming it achieved its first “air-to-air non-kinetic defeats” using Coyote Block 3 drones: the weapons system take down a hostile swarm of 10 drones using a non-specified electronic warfare system or directed energy weapon; in addition, the demonstration proved that the drones can be recovered and redeployed on the battlefield.

Con un comunicato stampa diramato il 21 luglio scorso, Raytheon Missiles & Defense ha annunciato un’importante pietra miliare nel campo dei sistemi di difesa anti-drone. Una unità dell'Integrated Fires and Rapid Capabilities Office (IF/RCO), agenzia dell’esercito degli Stati Uniti (US Army) che segue il settore degli armamenti,  ha eseguito con successo un test con la versione Block 3 dell’UAS Coyote: grazie ad un apparato di guerra elettronica (EW) o ad un’arma ad energia diretta non meglio specificata, il piccolo sistema d’arma ha abbattuto uno sciame di dieci droni ostili, dimostrando, inoltre, la possibilità di  recuperare e ridistribuire l’UAS sul campo di battaglia. 

Rispetto ai droni armati con munizioni tradizionali, i sistemi a controllo remoto che trasportano soluzioni anti-UAS non cinetiche (C-UAS) hanno due vantaggi: in primo luogo, anziché essere distrutti dall’esplosivo che li arma, possono essere riutilizzati; in secondo luogo, alcune di queste soluzioni non cinetiche possono ingaggiare più bersagli senza bisogno di essere riarmate.  Per il test, condotto all’interno dell’installazione Yuma Proving Ground, in Arizona, potrebbe essere stata usata una tecnologia a jumming attivo o una forma di energia diretta come  le radiazioni elettromagnetiche, microonde ad alta potenza (HPM);  i dieci droni abbattuti senza l’uso di un effettore cinetico, senza quindi l’uso di proiettili di alcun tipo,  differivano tra loro per dimensioni, complessità, manovrabilità e portata.

Tom Laliberty, vicepresidente della divisione Land Warfare & Air Defense presso Raytheon, ha affermato che “questo test dimostra l'efficacia di Coyote nel contrastare complessi sistemi aerei senza pilota”. I recenti test a Yuma hanno anche messo in luce altre qualità del sistema, peculiarità come l’alto livello di sopravvivenza, la possibilità di recupero e riutilizzo, l’integrazione con i lanciatori utilizzati per il Coyote Block 2, la disponibilità di un radar a 360 gradi per il rilevamento di minacce a corto raggio come droni, razzi o colpi di mortaio, e la possibilità di eseguire missioni a lungo raggio, utilizzando il sistema di radiofrequenza in banda Ku tra 12 e 18 GHz. Nel marzo 2021 il Pentagono ha rilasciato alcuni dettagli sul Block 3, definendolo un UAS che potrebbe diventare “la linea base per numerose attività e per futuri programmi della Marina, dell'Aeronautica e dell'Esercito”. 

Nonostante la mancanza di dettagli, l'enorme numero di sistemi testati sul Coyote dimostra come il drone di Raytheon sia considerato, tra i prodotti a basso costo lanciabili da tubo, un punto di riferimento  per i test che implicano i concetti di sistemi anti-drone e di sciame (C-swarm). Il settore, di particolare interesse per il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DoD), chiama in causa anche DARPA, l’agenzia governativa incaricata dello sviluppo di nuove tecnologie militari che sta studiando un prototipo di sistema HPM anti-drone realizzato da Lockheed Martin. Il MORFIUS, questo il  nome del progetto, è un C-UAS/C-swarm  che sfrutta il back-ground di diverse aziende non tradizionali, costruito intorno alla cellula del ALTIUS-600 disegnato da Area-I, un drone MDO (Multi Domain Operations) lanciabile da piattaforme terrestri, aeree e navali, che gli specialisti hanno adattato nell’avionica e nel software al sistema HPM di Lockheed Martin. (IT Log Defence)

Foto Raytheon